LA GRANDE SCHIFEZZA. LETTERA APERTA A VIRGINIA RAGGI.

LA GRANDE SCHIFEZZA. LETTERA APERTA A VIRGINIA RAGGI.

In questi quattro anni di guida grillina il vento è veramente cambiato, come è cambiata Roma. Oggi è una città devastata, è desolazione ovunque. La Capitale d’Italia è irrimediabilmente degradata.

Egregia Sindaca la sua incapacità, come quella della classe dirigente grillina che siede in Campidoglio, è ormai conclamata, come sono sotto gli occhi di tutti i mille problemi che affliggono una esangue città paralizzata. Da la Grande Bellezza la ha trasformata nella Grande Schifezza.

ROMA È UNA CITTÀ CHE MUORE ogni giorno un po’ di più. Muore di abbandono ed è una morte orrenda. Eppure lei sembra non accorgersene, così si lancia in una intemerata condanna dell’articolo del Corriere della Sera “Bus a fuoco. Le peripezie di Virginia che elogia i monopattini“, che molto lucidamente descrive l’agonia della città e le peripezie dei romani.

TANTA FUFFA. La sua propaganda incessante, pagata con soldi presi dalle tasche dei romani con le tasse, non attacca più. La catastrofe è sotto gli occhi di tutti e non saranno certo quattro tagli di nastro, per iniziative futili rispetto alle emergenze, a farle ritrovare la stima dei cittadini che ormai la contestano apertamente sempre più spesso.

LEI IGNORA LE PRIORITÀ per dedicarsi a cose che in confronto appaiono universalmente delle scemenze. Dalla trionfante presentazione della macchinetta mangia plastica, presente già da oltre 10 anni nei supermercati del nord Italia, alla deprimente Raggi Beach.

Una sorta di spiaggia fantozziana, che nei suoi sogni quest’anno dovrebbe addirittura moltiplicarsi ed aprire ad agosto, mentre persino nell’Europa del Nord simili iniziative, molto meno pulciare, sono attive dai primi di giugno.

FISSAZIONI. Non si è nemmeno resa conto che ormai a parlare ai cittadini di monopattini e di piste ciclabili si rischia la revolverata. Sono inferociti e ne hanno tutte le ragioni. Roma non è una città adatta alle biciclette, figurarsi ai monopattini. Le città non sono tutte uguali e non esiste una ricetta buona per tutti, così forzare la mano per imporre una fissazione vetero ecologista è solo propedeutico a produrre disastri e rabbia nei cittadini.

Indimenticabile, a proposito degli spostamenti a pedali, è la rivolta dei ciclisti del Giro d’Italia che si rifiutarono di correre sulle disastrate strade romane, giudicate troppo pericolose. Un’infamia per la città che rimarrà scolpita nelle cronache sportive dei secoli a venire.

AVANSPETTACOLO. Lei adora gli spettacolini e cerca continuamente un palcoscenico, senza curarsi di  esporsi al ridicolo,  come quando mise insieme una compagnia di giro per presentare gli stessi autobus in molte parti di Roma dicendo: proprio questi sono gli autobus dedicati alla vostra zona. Peccato che a tradirla furono i numeri di serie impressi sulle vetture.

Un altro caso è l’inaudito teatrino che ha messo in piedi per lanciare i monopattini in affitto, addirittura prodromico alla miriade di incidenti che si sono succeduti a raffica. Ha ignorato che molte nazioni stanno adottando iniziative per limitare o vietare la circolazione dei monopattini elettrici in ambito urbano.

STOP. In Austria, Francia, Germania, Portogallo e Spagna è vietato l’uso dei monopattini elettrici sui marciapiedi e nelle zone pedonali. In Svizzera ci sono stati gravi incidenti ed è stata fortemente limitata la circolazione dei monopattini. A New York sono stati proibiti, in quanto incompatibili con la vita cittadina. Non pensa che sia il caso di seguire questa strada anche a Roma?

SOLDI BUTTATI. Con troppe iniziative adolescenziali ha prodotto solo danni. Ha sprecato soldi a raffica,  come nel caso dei defunti ciclamini ornamentali sulla Colombo. Un altro esempio plastico sono le folli piste ciclabili temporanee realizzate male, storpiando le strade, che finiranno peggio.

Perché dovranno essere cancellate per ripristinare una circolazione sicura. Stessa sorte dovrà seguire la squinternata pista sulla Tuscolana, che addirittura impedisce le attività delle autoambulanze.

LONTANA DALLA REALTÀ. Chissà se si è mai chiesta perché i romani quando descrivono i suoi racconti parlano sogghignando del “Favoloso mondo di Virgi”? Glielo spieghiamo noi.

Persino quando viene rimosso un materasso assistiamo a dei resoconti che ricordano per stile lo sbarco dell’uomo sulla luna.

OGNI OCCASIONE È BUONA. Tanto per fare un esempio emblematico, lei ha trionfalmente inaugurato tre volte (addirittura due giorni di seguito) lo skatepark di Ostia. Che per inciso non è ancora terminato.

Con lei è sempre tutta una festa, è tutto bello bellissimo.

Una visione delle cose che sarebbe accettabile da una entusiasta quindicenne che festeggia il compleanno, non certo dal sindaco della Capitale d’Italia. I problemi che attanagliano la città sono terrificanti, uno per tutti la mondezza e non c’è niente da ridere.

INCUBO RIFIUTI. Non si contano più le emergenze ed i romani sono costretti a vivere sull’orlo del burrone, perchè la città non si è dotata di un termovalorizzatore per una sua precisa scelta ideologica.

Fare affogare però una città tra i rifiuti per la solita vetero demagogia pseudo ambientalista è una cosa inaccettabile nel terzo millennio.

Per carità di patria non affondiamo il coltello sull’incredibile storia del blocco dei diesel Euro 6, anche se ci corre l’obbligo di ricordare che durante il lockdown con la città immobilizzata ed il totale blocco del traffico, l’inquinamento è aumentato anziché diminuire. I dati certificati dall’Arpa (l’Agenzia per l’Ambiente) sono la prova provata che il blocco delle auto a Roma è una castroneria di chi immagina che l’unico sviluppo possa essere a pedali.

GALLERIA DEGLI ORRORI. La situazione del trasporto pubblico, della viabilità e del verde pubblico fa tremare i polsi. Non approfondiamo perché ci sarebbe da scrivere migliaia di pagine sul record dei bus flambè per mancanza di manutenzione, sulla ridicola storia dell’acquisto dei mezzi inquinanti, sulle stazioni chiuse per mesi e sulla pioggia di alberi in testa ai cittadini.

Faccia la prova del nove: fermi il primo che incontra per strada e provi a chiedere a lui, vedrà quanti complimenti riceverà sul suo operato.

ALTRO CHE “IO NON CI STO”. Appare evidente che lei non provi vergogna per il catastrofico declino di Roma, la cui colpa lei la attribuisce sempre e soltanto a “quelli di prima”. Di conseguenza si è risentita per l’articolo del Corriere che secondo lei la ha descritta come una svampita, una moderna Maria Antonietta e ha omesso di raccontare cosa stia facendo per la città.

Si tranquillizzi, i cittadini constatano sulla propria pelle tutti i giorni cosa sta facendo e, soprattutto, cosa non sta facendo. Se ne accorgono in prima persona quando cadono per una buca sul marciapiede, quando rompono una gomma per una voragine, quando fanno il bagno in una stazione della metro allagata, quando devono scavalcare cumuli di mondezza o scivolano sulle foglie secche persino a luglio.

NON VA TUTTO BENE. Per lei è arrivato il momento di chiedere scusa e di riconoscere onestamente i suoi errori e la sua inadeguatezza al ruolo. Non sarebbe una dimostrazione di debolezza, ma di maturità ed amore per Roma. Ci ragioni e tragga le dovute conseguenze, presentando le immediate dimissioni. Sarebbero un atto salvifico per lei e per la città. Un modo elegante per uscire di scena, evitando l’infamia della prossima cacciata alle elezioni con numeri da prefisso telefonico.

HONESTÀ, uno dei suoi primi atti fu bloccare le Olimpiadi a Roma, perché inutili e perché sarebbero potute essere una occasione di ruberie.

Per la legge del contrappasso, ora stiamo assistendo alle vicende giudiziarie del nuovo stadio della Roma.  Visti i processi in corso le suggeriamo a sua tutela, per opportuna prudenza e sino alla conclusione dei giudizi in tribunale, di sospendere il consunto ritornello delle mangiatoie del passato e della lotta alla corruzione per il ritorno della legalità.

Nessuno può prevedere cosa decideranno i giudici. Se mai vi dovessero essere delle condanne, si troverebbe a dover dare imbarazzanti spiegazioni. E stavolta non se la caverebbe come con Marra, che marginalizzò definendolo: uno dei diecimila dipendenti comunali.

LEI SI VUOLE RICANDIDARE ed è comprensibile, chi vorrebbe mai rinunciare ad un lauto stipendio, all’autista e alla luce dei riflettori? Sinceramente speriamo che si confronti nelle urne, anche se sarà per lei un doloroso ritorno alla realtà. Ma vuole mettere che incredibile vantaggio darà alla nostra lista civica? Per favore prosegua indefessa con gli spettacolini e la caterva di annunci civetta e poi si ripresenti, noi “gente di fogna” le saremo molto grati.