WRITERS BRACCIA RUBATE ALL’AGRICOLTURA

Writers braccia rubate all’agricoltura.

L’assessore alla Cultura del Terzo Municipio ha colpito ancora, stavolta intonando il peana delle scritte sui muri.

Candidato con Potere al Popolo e firmatario di una petizione per la liberazione del terrorista Cesare Battisti, era assurto alle cronache durante il primo lockdown.

Aveva protestato perchè con gli stringenti controlli delle Forze dell’Ordine in giro c’erano «Zero fumo, erba, coca ed eroina», cosa che creava gravi problemi ai tossico dipendenti. Omettendo di dire, però, che i Ser.D erano invece aperti e funzionanti e che l’assenza di “roba” poteva essere una occasione giusta per aiutare e curare chi soffre di dipendenze.

Ora, in vista delle imminenti elezioni, torna alla ribalta con una curiosa tesi: «A un muro grigio e pulito preferisco un muro pieno di scritte ma che renda la città viva… Scrivere o disegnare qualcosa su un muro è anche un modo per prendersi un pezzetto di città».

Vandali non artisti

Qui si confonde il vandalismo con una espressione culturale, mentre è una prevaricazione figlia di una sottocultura miserabile di individui autoreferenziali, asociali ed egotici.

É una forma di espropriazione dello spazio pubblico, che può assumere un carattere di vera e propria violenza.

Per noi una città senza scritte è un mondo senza incivili. Il fenomeno del writing contiene un elemento di illegalità intrinseca e insopprimibile. Ad esso non può che corrispondere un’azione adeguata di controllo e sanzione da parte delle Istituzioni dello Stato.

Mentre l’assessore trova esagerate persino le multe: «Non credo che l’unica strada per affrontare questo tipo di espressività siano le sanzioni, il Daspo e un regime di polizia».

Braccia rubate all’agricoltura

Noi la pensiamo diametralmente all’opposto. Scrivere sui muri e magari deturpare quelli del Colosseo, dovrebbe essere punito non solo con una multa, ma con dei corsi obbligatori di educazione civica.

E se non dovesse bastare, consiglieremmo di imporre ai recidivi qualche giorno di lavori socialmente utili, come zappare.

Perché l’agricoltura ha bisogno di braccia, molto più di quanto i muri ne abbiano delle scritte.