BASTA PISTE CICLABILI, LE PRIORITÀ SONO ALTRE
Il futuro di Roma non è a pedali, questa è solo demagogia da Decrescita inFelice. Ovvero l’opposto dello sviluppo e della modernizzazione.
La Raggi ed i suoi accoliti non hanno costruito una sola nuova strada od un parcheggio, stanno invece distruggendo la viabilità con astruse ed inutili piste ciclabili. Nonostante le feroci polemiche dei residenti.
È il caso, ad esempio, di via Tuscolana strangolata dalla restrizione delle corsie. Traffico alle stelle con inquinamento da code e commercio in ginocchio. Persino gli operatori del 118 hanno protestato con veemenza, perché le alte barriere protettive della pista ciclabile impediscono il transito delle barelle.
Per non dimenticare, poi, che è più probabile incontrarvi un canguro che un ciclista. Si contano infatti sulle dita di una mano gli utilizzatori quotidiani. Praticamente non le usa nessuno.
Roma, vale la pena ricordarlo ai distratti governanti grillini, è stata fondata su sette colli e per la sua conformazione non è una città per ciclisti. Le distanze sono enormi, salite e discese si susseguono, sanpietrini e le buche fanno il resto.
Così è inutile fantasticare di utilizzare le biciclette a meno di non essere un ciclista professionista, specializzato in tappe di montagna e nel fuori strada.
Legambiente ha dedicato un intero dossier all’argomento e ciò che si capisce subito è ciò che i ciclisti della Capitale, forse, sanno già: questa non è una città per bici.
Abituati alla fatica come tutti i ciclisti, quelli di Legambiente hanno raccolto ed esaminato i dati degli ultimi dieci anni di ciclabilità a Roma: e il risultato è che «la crescita delle infrastrutture nei due lustri – dice Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema urbano Legambiente – non ha prodotto risultati apprezzabili confermando un assunto tecnico che in Europa nessuno mette più in discussione: le ciclabili, da sole, non producono ciclabilità».
In sintesi: non basta aggiungere un pezzo qui e uno là di pochi metri di ciclabile (a volte, collegando il nulla con il nulla). E, del resto, i dati parlano chiaro: in dieci anni «chi ha rinunciato all’auto per la bici è lo 0,5 per cento del totale della popolazione».
E’ un delitto in termini di spreco delle risorse pubbliche inserire le piste ciclabili nelle priorità di una città come Roma. Le priorità infatti sono ben altre e l’elenco è talmente lungo che riempirebbe 10 pagine.
Infine le tanto sbandierate promesse grilline di condividere con la cittadinanza tutte le scelte sono state tradite si dai primi giorni. Il piano mobilità va discusso con la popolazione e non solo tra i seguaci della scellerata Decrescita inFelice.
Se mai vi fosse una discussione, i risultati sarebbero scontati. Persino i “serci” romani voterebbero per il rafforzamento dei trasporto pubblico, per la costruzione di parcheggi e per investire i soldi in altre priorità piuttosto che per inutili piste ciclabili.