ROMARAMA, UNA SCHIFEZZA

La celebre ed amatissima “Estate Romana” non c’è più, Virginia Raggi ha deciso che gli eventi di quest’anno saranno targati “Romarama“. Archiviata anche la Lupa Capitolina e sostituita con dei gatti.

UNA INIZIATIVA che parte malissimo già dal nome, dal logo e dalla relativa grafica.

IL NOME ROMARAMA può andare bene al massimo per un bus che porti a spasso i turisti. Mentre il logo è morto in partenza, con colori mal assortiti, smorti, tristi e privi di vita. Non c’è qualcosa che richiami il calore di Roma ed i suoi colori.

SBALLATO persino il lettering, ovvero la scelta delle lettere che compongono il nome, il cui moto ondulatorio sembra ricordare le buche e le radici degli alberi che devastano le strade romane.

SI SFOTTONO DA SOLI. Il payoff, la scritta sotto il nome, “l’arte che si muove” è addirittura ridicolo per un Comune che non riesce a far muovere nemmeno i suoi mezzi pubblici.

QUANTO CI COSTA. Idea e soluzione grafica pessime, incomprensibili. A scuola di grafica, il proponente verrebbe bocciato senza appello. Così, ricordando il fumetto con protagonista Virginia Raggi costato 50.000 euro, ora PRETENDIAMO di sapere quanto è stato pagato dai romani “il pacchetto creatività” di Romarama.

Incredibilmente Virginia Raggi sta commettendo gli stessi sciocchi errori di Ignazio Marino. oltre ovviamente alla valanga di suoi. La bislacca vicenda Romarama, ricorda molto da vicino quando il Marziano ebbe il colpo di genio di sostituire l’intramontabile logo S.P.Q.R. con la pagliacciata Rome &You.

roma_capitale_logo_rome_&_you

Come la Raggi, Ignazio Marino non ascoltava i cittadini che prima si indignarono e poi infuriati lo presero metaforicamente a pesci in faccia.

Poi per fortuna Marino fu “messo a riposo forzato” ed il subentrato Commissario Straordinario di Roma Francesco Paolo Tronca accantonò il nuovo logo “relazionale” Rome & You, che tante polemiche aveva sollevato, ripristinando il classico scudo porpora sormontato da una corona e con al centro la scritta SPQR.

Ineccepibile il ragionamento di Tronca: «Ripristiniamo il logo storico e originale. Perché rinunciare al logo che ha sempre avuto? Ridiamo a Roma ciò che le spetta: il logo che è riprodotto in tutti i suoi monumenti».

Il prefetto Tronca è un saggio uomo di esperienza che sa distinguere le priorità dalle fesserie del tipo cambiare le tradizioni vincenti tanto per fare qualcosa. Una qualità che era mancata ad Ignazio Marino e manca ancor di più a Virginia Raggi ed a tutta la sua allegra comitiva.

Roma ha bisogno di competenza e serietà nelle scelta delle priorità, per questo noi proponiamo una rivoluzione delicata ma decisa.