GIOVANNI CAUDO COME PEPPONE

Giovanni Caudo come Peppone, spera di poter fare il sindaco e vuole spostare una statua della Madonna.

Quella che sta avvenendo nel Terzo Municipio è una storia che sembra scritta da Guareschi, con Peppone che vuole spostare una Madonnina per una iniziativa dal forte sapore elettorale e con Don Camillo che reagisce sostenuto dai cittadini.

Viste le ormai prossime elezioni i politici in scadenza sono in cerca di una nuova poltrona e stanno grattando il barile alla ricerca di colpi ad effetto per stupire gli elettori, tentando di cancellare il vuoto pneumatico degli anni in cui hanno governato.

Lo sta facendo Virginia Raggi, in modo molto mediocre in vero, e lo stanno facendo anche i presidenti municipali.

Ma siccome il tempo è poco ed i soldi pure, cosa inventarsi in fretta ed a costi minimi? La Raggi si è dedicata alla verniciatura dei marciapiedi per creare le disastrose piste ciclopedonali, così agli altri rimane poco da fare.

Ma se non si possono costruire strade nuove, si possono almeno chiudere quelle aperte, una cosa che fa tanto ambientalista di sinistra con indosso il golfetto di cachemire d’ordinanza.

Caudo scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi. Figurati poi le Madonne.

Ecco così l’idea dell’ultima ora di Caudo: pedonalizzare piazza Sempione, fulcro e svincolo obbligato di Via Nomentana, togliere i parcheggi, allargare i marciapiedi e, soprattutto, fare spazio spostando la statua della Madonna che è al centro della piazza dal 1948; quando vi fu deposta in ringraziamento per gli ex voto legati alla guerra.

Appena appresa la genialata i residenti sono giustamente corsi in piazza inferociti, perchè è una sciocchezza incredibile martorizzare un intero quadrante per creare il deserto dei Tartari e far posto alla movida selvaggia, che affligge la piazza di notte.

Don Camillo alla riscossa

Per non dire poi della reazione inviperita dei 22.000 fedeli della parrocchia che si affaccia sulla piazza, per i quali lo sfratto della statua appare un’offesa gratuita. Persino il paziente parroco Don Mario morde il freno, al punto da aver annunciato una querela a Caudo.

Valutando serenamente il rapporto tra costi sociali e benefici, ci appare evidente che gli unici che avranno un risultato utile saranno i gestori dei locali per aperitivi ed i venditori di birre, molte volte pure abusivi.

I residenti hanno dunque ragione da vendere e noi di Roma Lista Civica li sosteniamo con convinzione.