CI MANCAVA SOLO L’ELEFANTE

Ogni occasione lasciata è persa, deve aver pensato Virginia Raggi che ha messo in piedi uno dei suoi soliti teatrini, stavolta per festeggiare l’arrivo di due leonesse al Bio Parco.

FEROCI REAZIONI. Non lo avesse mai fatto. Giustamente la rete si è ribellata, ivi compreso uno stuolo di grillini, perchè uno zoo (per quanto possa essere camuffato da bio parco) è una macabra idea imposta dall’uomo agli animali, un luogo di sofferenza e cattività, l’unico dove i prigionieri non hanno colpe.

Di certo non è una luogo di conservazione, lo sono i santuari degli animali. Una delle principali differenze tra uno zoo e un santuario degli animali è che questi ultimi hanno spazi molto ampi, sono solitamente creati per gli animali e il visitatore passa in secondo piano.

Mentre gli zoo allevano gli animali, con la labile scusa della conservazione della specie, i santuari di solito non consentono il loro allevamento e non promuovono nuove nascite in cattività.

ZOO, LA SCUSA DELLA CONSERVAZIONE. Se in gabbie o spazi, più o meno grandi, venissero detenute solo specie in via di conservazione potrebbe divenire credibile. Ma tra i prigionieri vi sono animali che non corrono il minimo rischio di scomparsa come, solo a titolo di esempio, scimmie, giraffe, orsi ed elefanti.

FINE PENA MAI. Virginia Raggi, sfruttando per un suo show elettorale la nascita di due leonesse condannate all’ergastolo, ha dato un esempio di egoismo che lancia un messaggio falso e diseducativo.

REALTÀ DISTORTA. La visione di animali selvatici in cattività dà un’immagine completamente stravolta di quella che è la realtà di ogni singola specie. Lontani da quello che sarebbe il loro ambiente naturale, sono privati della libertà di movimento e impossibilitati a fare ciò che farebbero allo stato libero.

Non ci può essere niente di educativo per i nostri figli nel vedere un animale che non somiglia per niente ai suoi simili in libertà. È impensabile che l’unica maniera di preservare specie in via d’estinzione sia rinchiuderle in spazi circoscritti sotto il continuo disturbo dei visitatori.

UNA INSIDIA PER I BIMBI. E soprattutto è molto pericoloso abituare il bambino a ignorare la sofferenza altrui. Di fronte a un animale visibilmente apatico (che sta immobile a lungo, senza alcun interesse per ciò che lo circonda) o con comportamenti ossessivi (tipo muoversi forsennatamente avanti e indietro per la gabbia, dondolare la testa, grattarsi, mordersi o beccarsi ripetutamente una parte del corpo), oppure di fronte ad animali sporchi, feriti, zoppicanti, o tenuti in spazi ristretti, non deve passare il messaggio che va tutto bene e che la sofferenza di un altro essere è giustificata dal fatto che a noi fa piacere così.

Questo può causare grossi danni nella crescita psicologica e abituare il bambino a ignorare i segnali di disagio e sofferenza degli altri, anche dei propri simili.

CI SONO ALTRI ANIMALI di cui Virginia Raggi invece dovrebbe occuparsi, rispondendo agli accorati appelli dei romani: topi, cinghiali, gabbiani, storni, zanzare e scarafaggi.