GIUSEPPE CONTE SINDACO DI ROMA

Giuseppe Conte Sindaco di Roma.

Virginia Raggi devi stare attenta, perché ti stanno per giubilare.

Il Movimento 5 Stelle ed il Partito Democratico sono consapevoli di essere arrivati a fine corsa, così circola, silente ma vorticosa, l‘idea di candidare Conte a Sindaco di Roma.

I due gruppi di amanti delle poltrone sono anche coscienti che associare Conte ai due loghi di partito sarebbe controproducente, considerata l’ormai incontenibile ira dei romani verso i Grillini e verso i sodali Piddini.

La genialata di Walter Tocci

Ecco così arrivare la proposta di Walter Tocci: buttarla in caciara e correre insieme nascosti dietro il simbolo di una lista civica, inguattando gli altri loghi. Il proseguo sarebbe poi un listone unitario, con tutti i candidati mischiati insieme, selezionati in base alle competenze e alla popolarità.

E già qui per i Grillini e per Virgi inizia il calvario. Scorrendo i curriculum dei primi non si notano brillanti competenze, anzi.

Poi indiscutibilmente Giuseppe Conte è molto più popolare di Virginia Raggi e la scelta sarebbe pressoché automatica.

Una polpetta avvelenata

Ma non basta. Siccome i Piddini sono in crisi, ma non sono fessi, questa proposta contiene anche un veleno mortale che permetterebbe di azzerare la presenza grillina nel futuro governo della città.

Per essere eletti in una lista contano le preferenze personali ricevute, ottenibili solo con il lavoro di una organizzazione ben strutturata.

Roba misterica per i 5 Stelle, che si sono ritrovati miracolosamente in Campidoglio con una manciata di preferenze e che poi, con le loro stramberie, hanno pure fatto di tutto per essere detestati dai cittadini.

Per il PD 4 piccioni con una fava

Questa astuta operazione presenterebbe quindi quattro benefici diretti per il PD: sbolognare la Raggi (ubi maior minor cessat), azzerare i 5 Stelle in Comune e quietare Giuseppe Conte, che vive in una continua auto rappresentazione dell’Io e che se costituisse il suo partito farebbe perdere a livello nazionale il 10% al PD.

Un strategia che sembrerebbe perfetta, ma che non considera un fattore fondamentale: il volere dei romani, che invece di questa gente non ne vogliono nemmeno più sentir parlare.