IL NUOVO SPORT DI VIRGINIA RAGGI, DEPORRE CORONE
Virginia Raggi ha scoperto un nuovo sport, deporre corone per buttarsi a sinistra. Così ogni occasione è buona per commemorare qualcosa o qualcuno.
Virginia Raggi, preso atto del crollo verticale dei consensi per i 5 Stelle ed in particolare per lei, ha fiutato l’aria della sconfitta e si è messa in cerca di possibili alleati.
Guardare a destra le è impossibile, perchè da quella parte politica vige l’ottica del fare e non del chiacchierare. C’è una visione chiara della concretezza, di come costruire la Roma del 2030.
Abbiamo utilizzato il termine costruire, proprio perchè è quello che serve alla Capitale: un termovalorizzatore, nuove case popolari, nuove strade e nuovi parcheggi, nuovi ponti. Non certo piste inutili ciclabili ed app per cercare le fontanelle.
Trovare sostegni nel centro politico, poi, nemmeno a parlarne, Virginia Raggi viene infatti considerata una novella Maria Antonietta, che sperpera soldi in futilità e che invece delle brioche distribuisce ciclamini sulla Cristoforo Colombo.

Inoltre al centro della politica ci sono i popolari e non i populisti come lei, persone che difendono la vita e le famiglie senza prenderle in giro, per cui la missione di stipulare una alleanza con loro è veramente impossibile.
Alla sindaca, dunque, non è rimasto che buttarsi a sinistra. In vero sono anni che ci prova, ma senza il minimo successo.
Nelle borgate roccaforti rosse, dove aveva mietuto voti, ora è meglio che non si faccia vedere. Lì i problemi sono seri e le piste ciclabili sono ninnoli che non attaccano.
I movimenti per la casa iniziarono a contestarla nel 2016 e da allora non hanno mai smesso un minuto, perchè dopo le tante promesse elettorali non sono più riusciti nemmeno a parlarle.
La Sindaca ha fatto pure un pensierino sul PD, ma la maggioranza degli iscritti preferirebbe ingoiare la tessera del partito, piuttosto che solo immaginare di allearsi con la Raggi.
La base già ha dovuto sorbirsi Matteo Renzi – quello che pretendeva che i sindacati gli inviassero una email senza neppure telefonargli – per poi dover morire di vergogna per l’alleanza con quelli che gli sputavano in faccia il “Mai con quelli di Bibiano”.
Zingaretti, inoltre, è cosciente del fatto che la base degli iscritti romani, ormai disorientata e privata del seppur minimo orgoglio di partito, non sopravviverebbe ad un’alleanza che desse spazio alla Raggi.
Preso atto dunque che, almeno al momento, non è aria di inciucio con il PD, la Raggi ha fatto suo il vecchio invito di Nanni Moretti a Massimo D’Alema: “dì qualcosa di sinistra”, traducendolo in fai qualcosa di sinistra e scegliendo la più facile: le commemorazioni.
Sul tema Virginia Raggi ha già tentato una manovra di avvicinamento laterale, attraverso l’ANPI.
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è notoriamente di bocca buona. Ha arruolato come antifascisti gli extracomunitari dei gommoni e persino i palestinesi che, occorre ricordare, erano alleati con i nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Questi ultimi poi, sono molto attivi negli eventi organizzati dell’Anpi, talmente tanto da poter di impunemente cacciare dalle manifestazioni la Brigata Ebraica, senza che qualcuno si permetta di fiatare.
Purtroppo, però, per Virginia Raggi nemmeno questa strategia ha funzionato.
Nonostante quelli dell’ANPI siano di bocca buona, quando è stato il suo turno di parlare al comizio commemorativo del 25 Aprile, i partigiani del terzo millennio hanno utilizzato la bocca per gridarle buffona e fischiarla a raffica.
La Raggi è una che non si può lasciar scoraggiare, perchè sta combattendo una strenua lotta personale per non tornare nell’anonimato da cui proviene (pensiamo che sia la sua paura più grande, un vero terrore) e, dato che ci si trova, pure per salvare un lauto stipendio e la macchina con l’autista.
Eccola così attuare un nuovo riposizionamento per cercare di nuovo di essere accettata da quella parte politica; inizia a dichiarare a raffica di essere di sinistra e convinta anti fascista in occasioni protette, dove non ci sia il rischio di ricevere fischi ed improperi.
Dopo aver curiosamente “scoperto” che vi sono delle vie intitolate a persone che hanno avuto legami con l’ormai defunto e sepolto regime, ha annunciato di stare per attuare la più grande rivoluzione viaria di Roma. Non costruirà viadotti, ma cambierà i nomi alle vie.
Ma niente da fare, nemmeno questo le ha fornito quell’apertura tanto agognata. La disperazione le ha dettato quindi l’ultima carta da giocare, una che notoriamente piace da morire alla sinistra nostrana: la commemorazione. Seguita dalla ritornello di rigore: “Roma non dimentica”.
Ha cominciato così ad appassionarsi alla deposizione delle corone commemorative, una pratica che da iniziale hobby sta trasformando in uno sport da combattimento.

Vista la passione e l’impegno, potrebbe provare a compiacere pure la Roma papalina allargando così la ricerca di consensi.
Le suggeriamo quindi di deporre una corona anche a Piazzale dei Protomartiri Romani, in ricordo dell’eccidio di 147 Guardie Svizzere per mano dei Lanzichenecchi, 493 anni fa.
Le consigliamo anche lo slogan: Roma non dimentica ed è sempre orgogliosamente anti lanzichenecca!