IMMIGRAZIONE PUNTO DI NON RITORNO
L’immigrazione ha raggiunto il punto di non ritorno quando per scappare dall’ospedale militare del Celio, tre nigeriani positivi al Covid lì ricoverati, hanno prima preso a morsi e calci medici e soldati, poi hanno scatenato il finimondo nella struttura, ribaltando scrivanie, mobili e letti e mettendo a soqquadro l’intero reparto.
È occorsa almeno mezzora per sedare la rivolta, nel mentre i tre avrebbero anche tentato di farsi scudo nella fuga con un ragazzo bengalese di 16 anni ricoverato.
CONVERRETE CON NOI che la situazione non è più sostenibile, a Roma abbiamo strade divenute dormitori a cielo aperto, violenze ripetute, gravissimi problemi di sicurezza.

Sono tantissimi gli esecrabili episodi di cronaca nera che riguardano proprio gli stranieri entrati nel nostro Paese senza titolo o con l’aspettativa di essere riconosciuti rifugiati.
OCCORRE METTERE UN FRENO e smettere di credere alle frescaccie sull’immigrazione che ci vengono raccontate dal PD e dal M5S. I primi per interesse di bottega, vedi le cooperative rosse di assistenza, i secondi per totale impreparazione e per paura di perdere le poltrone.
NON FATEVI PIÙ INTORTARE DALLE PAROLE. Anni fa quelli che arrivavano con i gommoni venivano chiamati clandestini, divenuti poi extracomunitari nei racconti della stampa addomesticata, a seguire furono addirittura definiti risorse dalla Boldrini, quindi migranti, infine oggi rifugiati.
CHI ARRIVA ARRIVA e viene accolto in quanto presunto rifugiato, perfino se proviene da Paesi ultra pacifici come la Tunisia o il Marocco, dove gli italiani vanno tranquillamente in vacanza e addirittura vi si trasferiscono i nostri pensionati.
NON SIAMO POPULISTI ma popolari, il che però non significa che abbiamo gli occhi foderati di prosciutto. Per sostenere che l’immigrazione ha raggiunto un punto di non ritorno non si tratta di essere di destra o di sinistra, ma di essere oggettivi e di prendere atto di una situazione non più sostenibile.
Persino per noi che siamo per la migliore integrazione, accoglienza non deve mai più comportare la nostra sottomissione o tolleranza per chi non rispetta le nostre leggi e la nostra cultura.
PER CHI CON ARROGANZA dimentica di essere un ospite non invitato o richiesto ed avanza pretese, anziché essere grato per quello che riceve. Fosse anche quel poco che ci è possibile dare.

Rimangono indimenticabili la proteste per il wifi che non funzionava, per i pasti non adeguati alle altre religioni o per il ritardo nell’arrivo delle tessere ricaricabili.
IMPERDONABILE, infine, è il rifiuto dei migranti di prestare la loro opera con lavori socialmente utili, perché giudicati da loro incompatibili con lo status di rifugiati, anche se sono ancora in attesa di riceverlo.