UN COMMISSARIO AL POSTO DELLA RAGGI

Un Commissario al posto della Raggi.

Virginia Raggi ormai ha più consulenti che consiglieri ed il game over è alle porte.

Sono cinque i consiglieri eletti nel Movimento 5 Stelle che hanno abbandonando la maggioranza. Così l’Assemblea Capitolina è composta da 24 consiglieri di maggioranza e da 24 consiglieri di opposizione.

A questi si unisce la Banda dei Quattro, che pur rimanendo attaccati alla poltrona in maggioranza, contestano apertamente Virginia Raggi e non sono affatto favorevoli ad una sua nuova candidatura per un improbabilissimo secondo mandato.

Insomma una nuova sindacatura per Virginia Raggi è un miraggio: i romani non la vogliono, i Grillini non la vogliono e gli alleati del PD di lei non vogliono nemmeno sentire parlare.

Zingaretti la ha definita «una minaccia per Roma», Enrico Letta, succeduto nella segreteria all’odontotecnico, la reputa una «pietra di inciampo».

Nicola Zingaretti: «Virginia Raggi è un pericolo per Roma»

Ammesso e non concesso che Virginia Raggi riesca ad andare avanti, riteniamo indispensabile che al termine naturale del suo mandato, ovvero a partire dal 22 giugno 2021, sia un COMMISSARIO a governare Roma sino alle elezioni che forse si terranno in ottobre. Sempre che l’epidemia di Covid lo consenta.

Non vogliamo che Virginia Raggi possa procurare ulteriori danni alla nostra città e, soprattutto, non troviamo giusto che per la sua campagna elettorale possa disporre di mezzi, strumenti e consulenti pagati con i soldi dei romani.

Perché, come si legge nell’interessante inchiesta de Il Foglio, la sindaca grillina di Roma Virginia Raggi ha mosso anche la pubblicità comunale per informare i cittadini su quanto, secondo lei, di buono è stato fatto dalla sua giunta in anni costellati di polemiche, scandali, inchieste, buche, autobus in fiamme e rifiuti.

Ma non basta, perchè Virginia Raggi ha battuto tutti i record per il costo complessivo dello staff: 6,5 milioni sia nel 2020 sia nel 2021. Numeri questi che fanno impallidire quelli di quando c’erano Ignazio Marino e Gianni Alemanno, che spendevano rispettivamente 1,2 milioni e 500.000 euro in meno stando alle cifre snocciolate ai tempi proprio dai grillini.