SGOMBERI: UN SEGNALE NON LA SOLUZIONE
Lo sgombero di Viale Pretoriano è un segnale ma non la soluzione, occorre che la politica trovi coraggio e dimentichi la demagogia.
Il discorso di oggi è difficile non tanto perché vi sia il rischio di essere fraintesi, ma poiché abbiamo la certezza che verremo interpretati a seconda della passione politica di chi legge.
Per questo respingiamo subito al mittente eventuali affermazioni di una nostra possibile appartenenza ai populisti.
Premettendo quindi con estrema chiarezza che siamo popolari e paladini della difesa delle fragilità, convinti fautori di una accoglienza sostenibile e della migliore integrazione, non possiamo che notare che la situazione è oggettivamente insostenibile.
NON È ACCETTABILE che nelle vie di Roma – unica capitale europea dove accade – vi siano accampamenti in mezzo alle strade, che ogni anfratto venga occupato ed utilizzato come lercio giaciglio.

Per non parlare degli eventi collegati alla presenza di sbandati , che quotidianamente occupano le pagine di cronaca nera.
POCO IMPORTANO le motivazioni che hanno prodotto e producono questi risultati, perché non è più tollerabile che Roma sia stata trasformata in una bidonville dall’ignavia di chi governa la città ed il Paese.
FACCIAMO CHIAREZZA. Con estrema decisione bisogna separare il grano dal loglio, ovvero verificare il diritto di risiedere nel nostro Paese e, seguendo le medesime procedure delle altre nazioni europee, suddividere le persone in base ai titoli.
IN FRANCIA patria delle libertà civili per eccellenza, ad esempio, i cosiddetti “sans papiers” ovvero gli immigrati clandestini, poiché sprovvisti di permesso di soggiorno, vengono fermati a vista nelle strade ed espulsi con una sola udienza, a cui è impossibile fare ricorso. In attesa del rimpatrio forzato, vengono reclusi in centri di detenzione.
IN SPAGNA vengono attuate pratiche di respingimento automatico, in attesa delle quali i clandestini (ovvero tutti i non aventi diritto) vengono reclusi nei centri di permanenza temporanea.
FACCIAMO UN ESEMPIO: il festante sbarco a Lampedusa di migranti tunisini appassionati di selfie con il cagnolino al seguito, sarebbe terminato con l’attesa sotto chiave della prima imbarcazione per lo Stato d’origine.
Molto meglio non va negli altri Stati a quanti siano in attesa del riconoscimento dello status di profugo, perché attendono lo svolgimento dell’inchiesta come “ospiti” di strutture dalle quali non si esce.
IN ITALIA, invece, la situazione è ben differente ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. Basta camminare per le strade di Roma o fare un giro nei parchi.
Sul Tevere non si contano gli accampamenti, uno per tutti quello di fronte a San Pietro. A Villa Sciarra c’è una zona interdetta ad uso e consumo degli sbandati. Di notte la stazione Tiburtina è addirittura off limits.

MERITA UN PLAUSO IL PREFETTO che ha sgomberato l’accampamento di viale Pretoriano, ma senza il successivo collocamento obbligatorio in strutture protette degli occupanti abusivi, tutto sarà vano.
GIRATO L’ANGOLO SI RICOMINCIA. È proprio quello che è avvenuto ieri, sgombrati dal viale gli sbandati si sono trasferiti 50 metri più in là a piazza dei Siculi. E così si ricomincia il gioco dell’oca.

CI OCCUPIAMO DI ROMA, ma non per questo ci è vietato affermare che sono risibili le politiche dell’attuale governo nazionale in tema di immigrazione.
Non si vede un domani, si notano solo impreparazione, improvvisazione e demagogia. Siamo alla mercé di chi confonde il Cile con il Venezuela ed il Libano con la Libia.
LA SOLUZIONE potrebbe venire dal Governo australiano che ha affittato dei terreni al di fuori del suolo nazionale, dove trasporta tutti i migranti privi di titoli per soggiornare nel Paese.
L’ITALIA potrebbe fare altrettanto, affittare un grande appezzamento di terreno in Tunisia od in Libia, dotarlo di un porto, renderlo suolo italiano localizzandoci una ambasciata ed attrezzarlo di tutto punto per accogliere nelle migliori condizioni, in primis chi viene dal mare.
LA TUTELA PER I MIGRANTI sarebbe identica, essendo territorio nazionale. Lì potrebbero essere svolte tutte le pratiche necessarie per l’accoglimento od il respingimento.
SAREBBE LA FINE DEI TAXI DEL MARE. LE ONG potrebbero svolgere serenamente il loro compito di salvare le vite, dato che per loro cambierebbe solo il porto di attracco.
MA QUESTO NON AVVERRÀ MAI perché il traffico di migranti e la relativa gestione fanno guadagnare più della droga.
Perché abbiamo un Governo capace di dare incentivi per far compare le biciclette, ma non per creare posti di lavoro.
Perché a Roma il Sindaco non si impegnerà per sostenere questa proposta. È troppo occupata a dedicarsi a creare app per trovare le fontanelle ed a farsi fotografare.
ECCO PERCHÈ NOI PROPONIAMO UNA RIVOLUZIONE DELICATA, MA DECISA.